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Il "Survival"

Il "Survival"

L’ultimo sopravvissuto, Dual survival, Duro a morire, Nudi e crudi sono solo alcuni titoli di trasmissioni televisive che, a partire grossomodo dal 2010, hanno “invaso” anche i canali televisivi italiani, riscuotendo un grande successo, e diffondendo l’uso delle pratiche di sopravvivenza soprattutto tra i più giovani. In realtà il termine survival si diffonde inizialmente in relazione al movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, Survival International venne fondata a Londra nel 1969, con la missione di aiutare i popoli indigeni e tribali a difendere le loro vite, le loro terre e i loro diritti contro ogni forma di persecuzione, razzismo e genocidio.

Oggi, al di là dei popoli indigeni, sempre più persone si dichiarano “survivors”, approcciandosi all’ambiente naturale mediante l’utilizzo di tecniche spesso apprese proprio da trasmissioni televisive, canali Youtube e siti specializzati.

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In Italia, nei primi anni ’80, dopo le prime esperienze fai da te, anche sulla scia del successo di film come Rambo, il survival inizia a diffondersi anche nel nostro paese. Chi ha una certa età non può non aver avuto in quegli anni, l’immancabile coltello a manico cavo in cui alloggiare oltre alla bussoletta e i fiammiferi, anche l’ago ed il filo di sutura, per ricucirsi le ferite !

Al di là degli aspetti folcloristici e anche un po’ nostalgici, dalle prime esperienze di sopravvivenza, la pratica del survival si distingue presto nettamente in due distinte filosofie, una che considera la sopravvivenza alla stregua di una disciplina sportiva un’altra che invece punta la sua attenzione sul ricreare le condizioni di contesti di sopravvivenza da vivere realmente. La Federazione Italiana Survival Sportivo e Sperimentale (F.I.S.S.S.) fondata nel 1986 va nella prima direzione, tanto da essere riconosciuta dal CONI tra le attività “ad impegno combinato”, mentre numerose altre associazioni e “scuole” sorte in Italia, continuano le loro esperienze negando qualunque natura sportiva alle loro attività.

Quello che qui interessa è però cosa contraddistingue un survivor, nel suo approccio, dagli altri fruitori dell’ambiente naturale. Fondamentalmente chi pratica la sopravvivenza intende mettersi alla prova in condizioni estreme legate alla natura del terreno scelto, (ambienti boschivi, desertici, montani e/o innevati), alla scarsità delle risorse disponibili (alimentari ed idriche), e di tempo di sopravvivenza (i famosi 3 giorni senza bere e 3 settimane senza mangiare !). Il survivor insomma “gioca” a credersi nei guai, e anche se lo fa volontariamente trova una profonda soddisfazione nel resistere al di là delle intemperie e delle difficoltà che ogni ambiente naturale presenta.

I survivors hanno spesso uno zaino sempre pronto in casa loro, e anche se non sono da confondersi con i cosiddetti “preppers”, sono spesso preparati a far fronte ad ogni evenienza possa capitargli. Ma è la sfida l’elemento caratterizzante di chi pratica la sopravvivenza, cosi come è la gratificazione personale l’elemento premiale per essere riusciti a superare una determinata prova. Il contenuto dello zaino di un survivor cambia naturalmente molto in relazione alla stagione e all’ambiente naturale prescelto tuttavia molti hanno spesso una predilezione per i grandi utensili da taglio (asce e machete) per più strumenti di accensione del fuoco (fiammiferi, accendini ed acciarini) per gli strumenti necessari alla pesca e il trappolaggio, e naturalmente per le immancabili barrette energetiche e i potabilizzatori d’acqua.

La gran parte di chi pratica la sopravvivenza può farlo però spesso in condizioni poco realistiche, avendo molte volte a disposizione solo una giornata o due e non potendo scegliere ambienti particolarmente ostili, difficilmente raggiungibili, entra cosi in gioco l’aspetto ritualistico della pratica che, attraverso regole proprie della disciplina, consente di ricreare determinate condizioni di crisi da affrontare.

Allora le uscite diventano tematiche, in una si costruirà un rifugio, in un’altra si proverà a pescare dal torrentello vicino casa, in un’altra ancora si accenderà il fuoco in condizioni particolarmente avverse. E’ la somma di queste conoscenze e capacità che determinerà la sensazione per il survivor di essere davvero in grado di resistere più degli altri in caso di necessità. Anche la sopravvivenza è un “grande gioco” come molti altri, un gioco fatto di un continuo “mettersi alla prova”, che però potrebbero essere davvero utile in determinate condizioni.

Marco Monterosso

Esperto in promozione turistica e management del patrimonio culturale e ambientale... con una sfrenata passione per il territorio siciliano ! Ha scritto "qualcosa" che puoi vedere su: https://independent.academia.edu/MonterossoMarco

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