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Bondifè masseria Francica-Nava

Bondifè masseria Francica-Nava

Il feudo di Bondifè, solo uno degli oltre trenta di cui era composta la contea di Augusta, si estendeva per circa duecento salme nel Val di Noto, a ridosso del feudo di Priolo. Bondifè smembrato dalla contea di Augusta, entrò a far parte del patrimonio demaniale nell’ultimo scorcio del XIV secolo per poi essere venduto, per il prezzo di seicento Fiorini d’Aragona al nobile Guterro Nava, che se ne investi nel 1432.

Al primo possessore successe il figlio Gondisalvo e da lui, attraverso i suoi eredi, il feudo rimase in potere dei Nava per oltre tre secoli. Nel 1672, quando Giovanna Nava, primogenita ed erede particolare del padre Francesco, sposò il nobile lentinese Giovanni Francica portò in dote il feudo di Bondifè. Già il 16 Ottobre 1674, maritale nomine, Giovanni Francica si investi ufficialmente del connesso titolo baronale. I discendenti di Giovanna Nava e Giovanni Francica, sia per non disperdere l’antico e glorioso casato materno sia per i precedenti legami di sangue che erano già intercorsi tra le due famiglie, vollero unire al loro cognome anche quello materno.

Da allora fino quasi ai nostri giorni Bondife fu così un possedimento dei Francica-Nava che con Ignazio ingrandirono l’estensione territoriale del feudo acquistando le limitrofe terre del convento di San Francesco d’Assisi.
Bondifè esteso, con le nuove acquisizioni, quasi mille ettari, condotto prevalentemente a pascolo incolto e seminativi e solo in parte ad agrumeto, forniva una rilevantissima rendita. I Francia-Nava non curavano però direttamente la conduzione del loro grande feudo ma la demandavano a grossi intermediari “borghesi” che a loro volta gabellavano la terra in piccoli appezzamenti ai contadini. Nel 1789 l’intero feudo fu gabellato per quattro anni ad un cadetto degli Statella, nei primi anni del Novecento Bondife fu invece affidato a tale Francesco Vinci Giudice, che corrispondeva un affitto annuo di quasi 17.000 lire. Proprio alle soglie del nostro secolo un inarrestabile declino produttivo colpi Bondifè, specie dopo che furono espropriate le terre di Chiudendo, Riuccio, Pozzillo e Serra, per consentire la costruzione della linea ferroviaria. Nel 1906 Giovanni e Orazio Francica Nava, dopo aver suddiviso Bondifè in dieci lotti, decisero di vendere il loro antico feudo per una valore complessivo di circa 600.000 lire.

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All’interno del feudo, oltre a numerose abitazioni contadine isolate, esisteva già dal Cinquecento un grande complesso edilizio che, distrutto dal terremoto del 1693, fu interamente riedificato dai proprietari. La masseria si sviluppa attorno ad un ampia corte quadrangolare, sul cui lato Est si raccolgono alcune dimore contadine, magazzini, stalle e un grande palmento. L’esteso complesso, seppur costruito secondo criteri di efficienza e funzionalità, fu dotato di due comodi ed eleganti archi d’accesso, di una chiesetta con sacrestia e di una ampia dimora padronale “palazzata”.

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La chiesa, come riportato nel fregio che sormonta l’ingresso, fu edificata nel 1755, la casa padronale, seppur posta all’esterno della corte, concorreva con il suo prospetto laterale a delimitarne lo spazio. A ridosso del lato Sud sorgeva, fino a pochi anni or sono, una grande stalla di cui adesso non rimangono che pochissime tracce. Nonostante le cattive condizioni in cui versa la masseria di Bondife, che sembrano fare il paio con lo sconfortante panorama della zona, numerose, seppur flebili, testimonianze del nostro passato sono ancora lì, a portata di mano.

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Tratto da: Massae, massari e masserie siracusane
di Marco Monterosso
Editore Morrone, Siracusa 1999

 

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