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Grottone, la “Villa del principe di Linguaglossa”

Grottone, la “Villa del principe di Linguaglossa”

La “Villa del Principe di Linguaglossa” è posta in contrada Grottone, nell’ex feudo di Carancino, tra gli abitati di Belvedere e Floridia. Il feudo di Carancino deriverebbe il suo toponimo dalle parole “car” e “ancinu” risultanti dall’alterazione dei vocaboli arabi “harah” che vuol dire sentiero e “lagin” che significa arancio, da cui il significato “sentiero degli aranci”. Il feudo, che già nel 1296 apparteneva al siracusano Giovanni Marrasi, fu unificato nel 1405 al limitrofo feudo Belvedere dal nuovo proprietario Giacomo Arezzo. Nel 1615, dopo essere passato di mano dai Lanza ai Bonaiuto, il feudo, oramai identificato come “Carancino alias Belvedere”, fu acquistato da Giuseppe Bonanno.

La famiglia Bonanno, giunta in Sicilia da Pisa già nel XIII secolo, dopo aver ricoperto le maggiori cariche del regno, si diffuse nelle città demaniali di Siracusa e Caltagirone. I Bonanno, scalzate dalle loro consolidate posizione le più antiche famiglie del patriziato siracusano riuscirono, durante la prima metà del Seicento, a monopolizzare gran parte delle cariche pubbliche cittadine. Il primo barone di Carancino di casa Bonanno, ottenendo nel 1627 la licentia populandi per la colonizzazione del suo feudo, fondò la “terra di Belvedere”, che stentò però a raggiungere un cospicuo numero di abitanti. Il feudo, confinante con i territori di Belfronte, Monti Climiti, Diddino, Biggemi e Targia era condotto prevalentemente ad ulivi, viti e canapa, essendo quest’ultima lavorazione assicurata dalle acque del fiume Anapo che attraversava le terre baronali. I Bonanno, investitesi dal 1633 anche del principato di Linguaglossa, mantennero Carancino-Belvedere all’interno dei loro possedimenti ben oltre l’abolizione della feudalità.

All’inizio del XIX secolo i principi di Linguaglossa, realizzarono una “casa palazzata” annessa alla masseria che per secoli aveva rappresentato il centro propulsivo del feudo di famiglia. Si accedeva alla casa padronale da una breve scala, il cui arco d’ingresso era sormontato dal gatto nero, simbolo nobiliare della famiglia. Molto probabilmente i Bonanno non soggiornarono mai nella loro villa di Grottone, essendosi trasferiti stabilmente, già dalla seconda metà del Settecento, a Palermo. Il trasferimento dei Bonanno determinò la concessione in gabella di tutte le loro proprietà, compresa l’amministrazione della cittadina di Belvedere, a membri dell’aristocrazia minore siracusana che agivano con poteri dell’ “alter ego”.

 

La masseria presenta un grande magazzino attiguo alla dimora residenziale, un frantoio appena distaccato ed un mulino ad acqua, che fu utilizzato dai belvederesi fino agli anni Venti del secolo scorso. La villa, ultimamente violentata da atti di vandalismo più o meno inconsapevoli, rischia di perdere definitivamente le sue caratteristiche che la identificavano. Il furto dello stemma dei Bonanno e della grata che recava la sigla P.L. posta sul portoncino ligneo cosi come la distruzione del grande portale che conduce al complesso, su cui era scolpita l’ampollosa scritta “Villa del Principe di Linguaglossa” rappresentano solo il prologo dell’inevitabile degrado cui sembra destinata la struttura.

 

 

 

Tratto da: Massae, massari e masserie siracusane
di Marco Monterosso
Editore Morrone, Siracusa 1999

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Un pensiero su “Grottone, la “Villa del principe di Linguaglossa”

  1. buongiorno
    è possibile sapere a chi appartiene oggi?
    grazie
    cordiali saluti
    Elena Bonanno di Linguaglossa

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