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Passoladro: la masseria fortificata Zocco

Passoladro: la masseria fortificata Zocco

Dopo i fatti del Risorgimento italiano, le campagne meridionali furono luogo di raccolta per bande di briganti ingrossate dalla moltitudine di renitenti alla leva imposta dallo stato sabaudo. I membri della nobiltà agraria iblea, soggetti a malversazioni di ogni tipo, oltre a prendere forti precauzioni negli spostamenti dalla città alla campagna, furono costretti a rendere inaccessibili le masserie che presidiavano i loro possedimenti lontani dai centri abitati. I proprietari degli ex feudi Baulì e Cardinale e del tenimento di Passo Ladro, tutti cittadini palazzolesi, fortificarono le loro masserie dotandole di alte mura di cinta e di solidi corpi di guardia forniti di feritoie difensive. Provenendo da Siracusa, lungo la strada statale Mare-Monti, nella contrada Passo Ladro (anche Passo Ladrone) si incontra una di queste masserie, indicata topograficamente come Case Zocco.

Proprio il nome della contrada appartenuta agli Zocco è stato più volte citato, per confermare anche toponomasticamente la pericolosità della zona, in realtà da un manoscritto dello storico palazzolese Nicolò Zocco, da me recentemente rinvenuto, sembra si possa risalire ad una diversa etimologia della parola. Nicolò Zocco fa infatti risalire il nome della contrada da Sant’Ilarione, che proprio in quelle zone diede il via nel IV secolo all’eremitaggio monacale. Da “Passu i Sant’Ilariuni” il toponimo fu trasformato in “Passu i Lariuni” da cui “Passu latruni”. Tale toponimo si affermò definitivamente specie dopo che la zona, proprio per essere al centro della strada che da Palazzolo conduceva a Noto e Siracusa divenne luogo prediletto per gli attacchi dei malviventi.

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La zona in antico faceva parte del feudo Pianette che insieme ai feudi Arco, Gaetani e Bucale apparteneva all’abbazia di Santa Maria dell’Arco, i possedimenti dell’abbazia, distrutta dal terremoto del 1693, passarono ai Landolina ed ai Deodato. La famiglia Zocco, appartenente alla cosiddetta nobiltà togata, ottenne il tenimento di Passo Ladro dal marchese di Sant’Alfano nella prima metà dell’Ottocento. Con l’acquisto del territorio di Passo Ladro e di successivi numerosi possedimenti, gli Zocco, che si fregiarono del titolo di marchesi d’Albergo, cercarono di nobilitare il loro status iscrivendosi ai ranghi dell’aristocrazia terriera iblea.

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La grande masseria, come riportato nella chiave di volta, fu costruita nel 1886 da don Salvatore Zocco che la destinò, oltre al soddisfacimento delle attività produttive delle sue terre, ad ameno luogo in cui trascorrere il periodo estivo. L’edificio rurale si raccoglie attorno ad una grande corte quadrangolare in pietra viva, il lato sinistro destinato all’abitazione del massaro, ai magazzini ed alle stalle, il lato destro invece riservato al proprietario. Si accede all’abitazione padronale da un bel cancello che conduce ad un giardino in cui alcune panche erano poste all’aperto sotto un pergolato retto da numerose colonne di gusto classico. Il giardino si affaccia sullo splendido panorama creato dal corso del fiume Manghisi, le cui vicine acque portavano refrigerio durante i mesi estivi.

L’abitazione del Cavaliere Zocco, (appellativo degli ex feudatari nella seconda metà dell’Ottocento) era composta da numerose ampie stanze alcune delle quali con i soffitti affrescati. Vi era un’ampia cucina collegata ad una dispensa sopraelevata e, in una stanza attigua, un grande forno che per l’assenza della canna fumaria era del tipo detto “a fumo piersu”. Su tutto troneggia un solido corpo di guardia sopraelevato, ingentilito da una caratteristica merlatura. Le condizioni della masseria degli Zocco, anche perché abitata fino a pochi anni fa, sono, tutto sommato, buone. Al suo interno sembra di rivivere ancora l’atmosfera antica delle precise direttive padronali e dell’umile, ma indispensabile, lavoro contadino.

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Tratto da: Massae, massari e masserie siracusane, Marco Monterosso, Morrone editore 1999

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