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Il tricolore che divide

Il tricolore che divide

Da oggi, Lunedì 23 gennaio, su iniziativa del dirigente scolastico, gli alunni dell’istituto comprensivo Lombardo Radice di Siracusa, parteciperanno alla cerimonia dell’alzabandiera. Ogni settimana tre alunni, il lunedì isseranno le bandiere dell’Italia, della Sicilia e dell’Unione Europea sui pennoni e il venerdì le ammaineranno.

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Quella che in qualunque altro paese al mondo sarebbe stato visto come un evento di unità, inutile dire che in Italia è subito divenuto un fatto lacerante. L’iniziativa ha infatti creato notevole clamore e critiche in città, al punto da spingere alcune associazioni (Arci; Arciragazzi; Astrea; Auser; Stonewall; Zuimama; Rete Centri Antiviolenza; La Bacchetta Magica) a “Chiedere al dirigente scolastico di esonerare i propri bambini dal partecipare a queste cerimonie”. In un loro comunicato le associazioni così argomentano la loro contrarietà all’iniziativa: “Pur riconoscendo la grande importanza ed il valore simbolico delle bandiere, peraltro sempre già esposte all’ingresso della scuola come prevede la legge, pur considerando di fondamentale importanza l’art.3 della Costituzione – pretesto con il quale il Dirigente ha avviato il progetto – riteniamo che in una scuola inclusiva e democratica, ed ancor più in una scuola come la nostra, che vanta una pluralità di etnie e culture, non sia opportuna l’enfatizzazione del senso di appartenenza con una cerimonia di questo tipo, che peraltro è in aperto contrasto con l’art. 12 della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia.”

In un paese come il nostro, che si nutre delle sue contrapposizioni, non poteva mancare anche la nota a sostegno dell’iniziativa, redatta dall’associazione Lamba Doria che invece esprime il suo plauso, prendendo posizione sulle quelle che definisce “sterili e pretestuose polemiche portate avanti da alcune associazioni che, pur riconoscendo il grande valore simbolico delle bandiere, accusano il Dirigente di non tenere nel dovuto conto l’esigenza di inclusione di studenti di etnie diverse.”

Insomma dobbiamo prendere atto che il nostro è ancora il paese in cui, dopo oltre un settantennio della guerra di liberazione dal nazi-fascismo, da una parte se osi “ostentare” il tricolore, simbolo nazionale per antonomasia, sei un reazionario, mentre dall’altro se poni temi come quello dell’integrazione e dell’accoglienza sei un pericoloso comunista.

Se queste sono le condizioni politico-culturali della nostra comunità (cittadina, regionale, nazionale) un vero riscatto civile, appare ancora assurdamente impensabile. Poveri noi !

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admin

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