Il Borgo di S.Giacomo Belmineo

Lungo la strada provinciale numero 90, che da Palazzolo conduce alle contrade Falabia e Castelluccio, si raggiunge la località di San Giacomo Belmineo. Questo grande territorio apparteneva nella seconda metà del Trecento al siracusano Pietro Modica. Quale dotale di nozze il feudo passò in potere della figlia naturale Cesarea, andata in sposa, nel 1397, al nobile veneziano Luigi Contarini. Il passaggio di proprietà comportava però notevoli difficoltà, essendo Cesarea nata da una relazione illegittima del Modica con una tale donna Safira. Il pagamento di 40 onze alla corona bastò probabilmente ad appianare la disputa. Il 10 Luglio 1395, con privilegio promulgato a Catania, re Martino d’Aragona riconobbe nel titolo i due nuovi proprietari obbligandoli, secondo il “diritto dei franchi“, a risiedere nel regno ed apprestare il consueto servizio militare di “un cavallo armato per ogni venti onze di rendita“. Successivamente Simone Morisco, rivendicando il feudo in base ad un diploma concessogli da re Alfonso il 6 Dicembre 1439, si investi di San Giacomo Belmineo il 10 Gennaio 1470.
Il feudo diviso a metà dai suoi eredi fu nuovamente unificato il 12 Luglio 1521 quando se ne investi Francesco Morisco. Alla morte di Francesco gli successe la sorella Giovanna andata in sposa al siracusano Tommaso Impellizzeri.
Gli Impellizzeri sembra siano giunti in Sicilia dalla Valencia al seguito di re Martino, intorno al 1392, da Modica dove Pietro aveva ricoperto la carica di governatore nel 1486, si trasferirono a Siracusa dove Francesco fu Maestro razionale della Camera reginale mentre il figlio Paolo fu capitano della milizia. Nella prima metà del Seicento gli Impellizzeri iniziarono a imporsi sulla scena politica di Noto ricoprendo per lungo tempo le maggiori cariche pubbliche dell’università. La nobile famiglia si fregiò del titolo di barone di San Giacomo, fin oltre l’abolizione della feudalità. Con decreto ministeriale del 20 Aprile 1900 Giovanni Impellizzeri fu riconosciuto oltreché barone di San Giacomo Belmineo, barone di Bussello e Sant’Alessi nonché signore di Caddeddi, Bufalefi e Pantano. A San Giacomo, dalla seconda metà della scorso secolo, gli Impellizzeri promossero la realizzazione di un borgo rurale che potesse raccogliere le case della popolazione contadina che lavorava le terre dell’ex feudo.
Il borgo appare oggi sviluppato lungo due larghe strade che, partendo da un bivio, tendono a divergere sempre più, l’insediamento abitato, essendo alquanto sparso, dimostra la mancanza di un preciso piano edilizio. Proprio nei pressi del bivio da cui ha vita il borgo sorge un grande abbeveratoio con annesso un lavatoio pubblico coperto ancora in buone condizioni.
Su un piccolo poggio che domina il borgo si eleva una graziosa chiesetta che fu costruita nel 1883 per le necessità spirituali degli abitanti della zona. Le abitazioni del borgo, completamente riattate secondo canoni funzionali e architettonici moderni, non presentano caratteristiche particolarmente attraenti. Una visita al piccolo borgo è tuttavia interessante potendosi cogliere appieno una sorta di spaccato dell’antica conduzione agro-pastorale siciliana.
Tratto da: Massae, massari e masserie Siracusane
di Marco Monterosso
Morrone Editore, 1999