Passeggiata tra i castelli dall’Eurialo a Targia

Partiti dal posteggio del castello Eurialo, purtroppo non visitabile dall’interno, in un punto lungo la strada da cui si poteva scorgere parte della fortezza greca, i partecipanti hanno potuto ascoltare l’archeologa Anita Crispino, fare una breve descrizione storiografica del sito. (vedi anche qui)
Dopo la breve sosta di nuovo in cammino e dopo circa un ora, attraverso un territorio a forte vocazione agricola, tra agrumeti e vigneti, l’arrivo al “solacium” di Targia sede dell’azienda agricola e delle cantine Pupillo.






Il toponimo Targia ha radici contrastate, se di origine greca potrebbe derivare dalle feste Thargelie che si svolgevano a Siracusa in onore di Apollo, se si presume invece l’origine araba, il toponimo deriverebbe da Dargah che significa “via a scalini”, da cui anche Scala Greca. E’ comunque certo che l’attuale toponimo derivi dal nome di un grande castello saraceno chiamato Pentargia, che esisteva in quel territorio ben oltre la conquista normanna. Nel 1543 il feudo di Targia, divenne un possedimento della nobile famiglia Arezzo che ne entrò in possesso per il matrimonio tra Enrico Arezzo e Beatrice de Galgana. Il feudo, ampio circa 600 salme, confinava a Nord con il feudo di Biggemi, a Sud con il feudo ecclesiastico di Santa Lucia, ad Ovest con la terra di Belvedere, ad Est con il mare. Dopo circa due secoli di possesso, gli Arezzo, sulla scia di quanto già praticato dalle maggiori famiglie siracusane, tentarono di popolare il loro feudo, attraverso la richiesta di una “licentia populandi”. Il barone di Targia ottenne il benestare regio, a condizione che la sua terra fosse popolata solo da coloni cristiani, provenienti dalle regioni greche ed albanesi. Nonostante l’invio, in quelle lontane terre, di banditori, per divulgare i cospicui vantaggi economici previsti per i nuclei familiari che vi avessero abitato stabilmente, la colonizzazione del feudo degli Arezzo fu accantonata nel breve arco di un decennio. All’interno del feudo degli Arezzo sorgeva un imponente edificio fortificato, voluto da Federico di Svevia che, oltre a fungere da imprendibile baluardo costiero, servi anche ad allietare i soggiorni siracusani dei sovrani svevi e aragonesi che amavano trascorrervi lunghi periodi dedicandosi agli svaghi e alla caccia.
Il castello di Targia, citato insieme con altri “regia solacia” in un diploma di Federico d’Aragona, fu variamente rimaneggiato nel corso della sua lunga esistenza, delle sue quattro solide torri solo una risulta risalire alla fondazione originaria, mentre l’altra è una ricostruzione degli inizi del Novecento. Il castello, cinto sulla sua sommità da merli ghibellini, presenta una forma quadrangolare, sul piano sopraelevato che si affaccia sul prospetto principale, si aprono sei finestre di cui quella sopra l’ingresso al castello è balconata. Nel primo decennio dello scorso secolo gli Arezzo vendettero il castello e parte delle terre di Targia all’avvocato Antonino Pupillo, già sindaco di Ferla.
Dopo circa 3 km di cammino, giunti a Targia i proprietari dell’azienda “Cantine Pupillo”, che ringraziamo per la disponibilità, hanno condotto una breve visita del giardino del palmento e delle cantine. Infine prima di riprendere la strada del ritorno, un brindisi con un ottimo moscato siracusano.