Scibini: la torre anticorsara
Scibini è il nome del feudo su cui il principe di Giardinelli, Gaetano Starabba, edificò, nel 1760, la nuova città di Pachino. Nella seconda metà del Trecento il feudo apparteneva a Manfredi Alagona che, dichiarato ribelle da re Martino d’Aragona, fu bandito dal regno e privato di tutti i suoi beni. Scibini passò così a Gargliardetto de Monte Clup che ottenne privilegio reale di possesso l’8 Agosto 1391. Già il 28 Dicembre 1396 il Monte Clup ottenne di poter vendere il feudo, insieme ad altri beni, a Mainitto de Xurtino da Palazzolo, la vendita fu ratificata con pragmatica regia data, in Catania, il 28 Maggio dell’anno successivo. I Sortino tennero Scibini fino al 1575 quando subentrò Raffaele Starabba, figlio dell’ultima discendente di casa Sortino di nome Ippolita.
Raffaele Starabba, per essere stato dichiarato ribelle, fu bandito dal regno, Scibini venduto all’asta pubblica fu acquistato da Pietro, fratello minore di Raffaele. Gli Starabba, che risiedevano tra Piazza Armerina e Palermo, tennero il feudo Scibini ben oltre l’abolizione della feudalità. Dopo l’abolizione della legge del maggiorascato, che consentiva il passaggio dell’intero patrimonio delle famiglie titolate al solo primogenito, entrò in possesso di Scibini il ramo cadetto degli Starabba i cui membri si fregiarono del titolo di marchesi di Rudinì. Il più famoso dei Rudinì fu certamente il marchese Antonio, più volte ministro e presidente del consiglio del Regno d’Italia, che con lungimiranza impiantò nuovi ceppi di vitigno che tanto lustro hanno dato alla produzione viticola di Pachino. A circa due chilometri da Pachino e cinque chilometri dalla costa si possono scorgere i ruderi della torre di Scibini, edificata per prevenire le frequenti incursioni barbaresche del litorale siracusano. Le origini della costruzione difensiva sono state per lungo tempo alquanto controverse, secondo lo storico pachinese Sultano la torre fu edificata nel 1262.
Giuseppe Agnello, che studiò l’intero sistema difensivo costiero siracusano, seppur non indicò nessuna data, non condivideva la tesi del Sultano. Recenti studi, attribuendo ad Antonio de Xurtino la paternità della costruzione, hanno consentito di datarla al 1494, la torre, distrutta già dopo pochi anni dal corsaro Dragut, fu per la sua indispensabile funzione, ricostruita dal senato netino agli inizi del Cinquecento. La torre vera e propria, di forma quadrangolare, è edificata su un massiccio basamento i cui lati misurano circa 10 metri di lunghezza e 2 di altezza. L’ingresso alla torre era certamente sopraelevato rispetto al piano della campagna, probabilmente era possibile accedervi soltanto mediante una scala mobile che, in caso di necessità, veniva prontamente ritirata. II basamento, al cui interno è oggi possibile accedere attraverso una rozza apertura praticata in tempi recenti, forma un vano perfettamente quadrangolare che misura 5,30 metri, collegato ai piani superiori della torre mediante uno stretto passaggio. Oggi, della torre di Scibini non resta che uno spicchio delle pareti che guardano a Nord ed Est, il rudere alto circa dieci metri, presenta ancora un’iscrizione e uno stemma che, analizzati, raccontano qualcosa di più su uno dei baluardi del sistema difensivo costiero siracusano.
Probabile interpretazione dell’iscrizione posta sulla torre
a cura di Salvatore Cultrera e Guido Rabito (2015)
“Il fondatore affidò timoroso i propri semi ai solchi. /E il siculo colono al soffio dello scirocco diveniva preda (dei corsari). / Antonio di Xurtino si fa avanti (…) / Egli che era incappato negli stessi danni subiti da suo padre. / Per questo motivo costruì questa ripida fortezza. D’ora in poi i campi saranno verdeggianti. / Le popolazioni costiere non saranno impegnate a cacciar via la flotta ben allestita. / Questo rifugio è stato costruito / nel 1494. X”.
Tratto da:
MASSAE, MASSARI E MASSERIE SIRACUSANE
di Marco Monterosso
Editore Morrone, Siracusa, 1999