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Laganelli, Torre Landolina

Laganelli, Torre Landolina

A pochi chilometri da Siracusa, percorrendo la strada regionale Cozzo Pantano-Ponte di Pietra, nella contrada Laganelli, svetta la Torre Landolina comunemente conosciuta dai siracusani come “A turri Andulina”.
Il toponimo Laganelli, sembra derivi dalla parola greca agnos che significa agnocasto, pianta lacustre conosciuta in erboristeria per le sue proprietà inibitrici degli stimoli sessuali, che in siracusano è detta “Làcanu”. Riguardo al toponimo Landolina non vi sono invece dubbi che derivi dal nome della nobile famiglia che ne entrò in possesso nella seconda meta del XVIII secolo.
Da “Le torri costiere di Siracusa nella lotta anticorsara” di Giuseppe Agnello sappiamo che la torre Landolina rappresentava, insieme ad altre costruzioni fortificate esistenti lungo il litorale siracusano, l’ossatura del sistema difensivo suburbano, essendo molto frequenti, fino agli ultimi scorci del Settecento, le incursioni corsare.

La torre di contrada Laganelli era certo preesistente al terremoto del 1693 ma, essendo stata rovinosamente distrutta dal sisma, dovette essere ricostruita dalle fondamenta, molto probabilmente sulla medesima pianta.
L’elegante torre, avente pianta quadrata di 6,65 metri ed un’altezza di 13,45 metri, svetta all’interno di un’ampia corte cui si accede attraverso un grande arco sormontato dalle insegne dei Catalano. La corte acciottolata raduna ancora oggi attorno a se i bassi edifici destinati alle esigenze agrarie del fondo: le abitazioni dei lavoranti, le stalle e numerosi depositi tra cui oggi si può purtroppo annoverare anche la bella chiesetta, interna al complesso edilizio.
Le terre di Laganelli, antico possedimento dei Gaetani, passarono, nel 1759, dai Catalano ai Landolina, per il matrimonio tra Francesca Catalano e Francesco Saverio Landolina.

Il Landolina, eccelsa figura di studioso del suo tempo, fu Soprintendente dei Valli di Noto e Demone, fondatore del museo archeologico diocesano, poi divenuto cittadino, e uno dei primi studiosi dei problemi del papiro. Il grande studioso amava trascorrere a Laganelli, forse anche per trovarsi vicino ai luoghi in cui cresceva il papiro, lunghi periodi in cui non mancava di interessarsi della conduzione delle sue terre.
Donna Francesca Catalano, rimasta formalmente proprietaria del tenimento di Laganelli, lo donò al figlio Mario che sposò Maria Fardella. Anche il giovane don Mario, che aveva seguito le orme paterne nelle scienze e nel mecenatismo, continuò ad interessarsi attivamente di Laganelli. La torre così come le terre annesse passarono, per l’estinzione del ramo maschile dei Landolina agli Interlandi e da questi, nel 1901, alle famiglie Pizzuto e Perrotti.

La torre Landolina appare oggi in buono stato di conservazione, ancora utilizzata quale centro direzionale di una grande azienda agricola. Se le forze della natura e la mano dell’uomo si manterranno clementi la torre svetterà ancora fiera per lunghi secoli.

 

 

 

 

Tratto da: Massae, Massari e Masserie siracusane
Marco Monterosso, Morrone editore, 1999

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