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Arte contemporanea a Palazzo Biscari

Arte contemporanea a Palazzo Biscari

“L’abate, che era già venuto a salutarci iersera, si è presentato stamani per tempo e ci ha condotti a palazzo Biscari, edificio ad un sol piano sopra un basamento elevato; e qui abbiamo visitato il museo, che raccoglie statue di marmo e bronzo, vasi e simili antichità d’ogni specie.” (Goethe, Viaggio in Sicilia). Nel 1787, al tempo del “grand tour” di Goethe in Sicilia, palazzo Biscari, seppur inaugurato con sfarzosi festeggiamenti gia nel 1763, non aveva ancora l’aspetto attuale. Costruito su un area occupata dalle fortificazioni della città, era stato commissionato da Ignazio Paternò-Castello, III principe di Biscari, dopo pochi anni dal terremoto del 1693. Il palazzo, oggetto di numerose stratificazioni funzionali ed estetiche, fu dotato da Vincenzo, succeduto al padre nel 1699, di sette magnifici finestroni che si affacciano sulla marina e, caratterizzandone la facciata, ne fanno uno dei più bei palazzi siciliani.

Il progetto originario fu sensibilmente ampliato dal V principe di Biscari (1719-1786), che dotò il palazzo di una sezione museale al fine di accogliere l’ampia collezione di reperti archeologici rinvenuti da campagne di scavo condotte a Catania, Lentini e Camarina. Inaugurato ufficialmente nel 1758, il museo fu ampliato tra il 1764 e il 1774, quando risultava organizzato in “dieci stanze, tre gallerie e un atrio scoverto da esse circondato”. Nel 1784, quando il principe era già stato nominato Regio custode delle antichità per il Val Demone e il Val di Noto, fu portato a compimento un più razionale ordinamento museale: “In quest’anno ho ampliato il museo con una gran Galleria di marmi, e quelli siciliani l’ho collocato separatamente, e sembrami esser riuscita di gusto, e magnifica…” 

La collezione di Ignazio Paternò-Castello e il museo sopravvissero alla morte del fondatore, agli inizi del XIX secolo i figli, Vincenzo e Giovan Francesco, accrebbero il monetiere e la sezione naturalistica. Tuttavia già alla fine del secolo si cominciò a parlare di una vendita della collezione che fu offerta a varie istituzioni pubbliche, ricevendone sempre risposte negative cosi come fu negata l’autorizzazione per una vendita all’estero. Nel 1915 a seguito di liti sorte fra i discendenti dei vari rami della famiglia, la collezione fu sottoposta a sequestro giudiziario in vista di una possibile vendita all’asta pubblica. Tale eventualità fu scongiurata nel 1929, quando i vari rami della famiglia Biscari donarono la maggior parte della collezione al Comune di Catania che, nel 1934, la trasferì al Castello Ursino, appositamente restaurato per accogliere la collezione.

Palazzo Biscari, dopo aver smesso la sua funzione museale, continua ad essere abitato dai discendenti dei Paternò-Castello che lo hanno reso disponibile a visite guidate e ad usi ricettivi. All’interno, risultano visitabili il bellissimo “salone delle feste”, di stile rococò, la sala “dei Feudi” e gli “appartamenti della principessa”, mentre risultano ancora preclusi alle visite la “galleria degli Uccelli” e la “stanza di don Chisciotte”.

Quest’anno, dopo quasi un secolo dal trasferimento della collezione museale, palazzo Biscari ritorna ad essere un fecondo contenitore culturale. Dall’8 Luglio, promossa dalla fondazione “Terzo pilastro” e curata da Pietro Scammacca, lo storico edificio accoglie una mostra d’arte contemporanea di opere provenienti dalla prestigiosa collezione Sandretto Re Rebaudengo. Si tratta di un’installazione ambientale dell’artista Alicja Kwade, nel salone delle feste, e della mostra collettiva intitolata “La stanza analoga”, negli appartamenti dell’ala di Levante. La mostra, è visitabile dal Lunedì al Sabato dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00. Il biglietto d’ingresso, che consente anche una visita parziale del palazzo, è di 8 Euro (metà prezzo: -18/+65).

Clicca qui per la locandina della mostra

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