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Il presepe settecentesco di Acireale

Il presepe settecentesco di Acireale

La storia del presepe ha inizio un sabato di fine estate del 1741, quando il sacerdote Don Mariano Valerio di ritorno insieme ad altri suoi confratelli da un pellegrinaggio presso la vicina edicola mariana dedicata alla “Madonna dei Raccomandati”, fu costretto a rifugiarsi in quello che era un anfratto lavico tutt’altro che accogliente, perché sorpreso da un violento temporale. Mentre gli ecclesiastici si trovavano all’interno dell’oscura caverna, il Valerio contemplando la profondità di quell’antro, fu come folgorato da un’ispirazione divina e maturò l’idea di realizzare di quel luogo “una grotta a somiglianza di quella di Betlemme”. Da quel giorno, fu lo stesso Don Mariano ad occuparsi della realizzazione del progetto che giorno dopo giorno, superando varie difficoltà, andava compiendosi. All’alba del 24 dicembre 1752 il sogno di questo prete, suscitato da una fede incrollabile si avverò “fra i fumi di olezzante incenso e le gravi armonie dell’organo che si spandevano nella silenziosa campagna inaspettatamente popolata”; il tempio intitolato “Sancta Maria ad præsepe” fu pronto per custodire in sé la rappresentazione dell’evento che cambiò la Storia.

Il caratteristico presepe di Acireale, oramai stabilmente esposto nella grotta divenuta una chiesa, è composto da 34 personaggi, lavorati in cera e legno a grandezza naturale, riccamente abbigliati con costumi che si rifanno ad un vago ottocento popolaresco. Recentemente, con il contributo della sezione AIAS di Acireale, due dei personaggi dello storico presepe sono stati restaurati grazie ad un protocollo d’intesa con la curia diocesana e la sovrintendenza di Catania. I risultati del progetto di restauro, coordinato dalla dott.ssa Teresa Di Blasi, verranno esposti durante un convegno che si svolgerà il 18 dicembre, alle ore 10, nel museo diocesano di Acireale. Porteranno il loro saluto il Vescovo di Acireale S.E. Mons. Antonino Raspanti e la Sovrintendente di Catania dott.ssa Rosalba Panvini. Interverrano studiosi di tradizioni popolari, docenti universitari e restauratori.

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