Turismo naturalistico e fabbisogno formativo del personale
Paesaggio, sostenibilità, esperienza di viaggio … importanti spunti di ragionamento e considerazione fin qui condivisi nell’ambito della moderna concezione del turismo basato sulle “chance” naturali. Principi certo maggiormente considerabili se i contesti deputati alla loro valutazione e valorizzazione hanno piena contezza del relativo potenziale di sviluppo socio-economico e culturale.
Faccio riferimento nell’ambito delle politiche per lo sviluppo, per la definizione di un rapporto della qualità dei servizi e della competitività economica, all’impiego delle risorse umane. Ed è proprio con richiamo a quest’ultimo terreno che, in questa variegata vetrina naturalistica, desidero condividere alcune riflessioni che, sebbene di interesse generale per il settore, ancor più intrigano il segmento “nature-based” per un futuro qualificato e qualificante della nostra realtà locale. Il cenno è all’indispensabile valutazione del fabbisogno formativo del personale che, a vari livelli e in diversi ambiti, si deve preoccupare dell’organizzazione, gestione e sviluppo del settore economico turistico, unico, forse ancora in grado di apportare benessere al nostro territorio.
L’attualità delle problematiche legate al turismo e al rinnovato impegno di soggetti pubblici e privati nell’affrontare la questione non dà ancora sufficiente valore all’opportunità che la formazione specifica nel settore del turismo rappresenta per tutti i soggetti coinvolti. In quanto fenomeno regolato da precisi processi interni, che ne sottolineano il necessario rigore nell’approccio, il turismo deve essere gestito, oggi più che mai, da determinati e nuovi profili professionali, mai prima d’ora impegnati sul campo.
Faccio riferimento ad esempio a specialisti nella progettazione di itinerari naturalistici integrati, tecnici per la gestione di parchi ed aree marine protette quali strutture complesse, manager di destinazione con specifico curriculum formativo ed esperenziale, il tutto associato, ovviamente ad una profonda conoscenza delle specificità dei contesti ambientali su cui operare. La consapevolezza generale del bene da gestire aumenta infatti con l’incrementare della qualità ed attualità della formazione degli operatori chiamati a praticare azioni organizzative e gestionali, consentendo a questi di operare correttamente, senza sottovalutare né esaltare in maniera inopportuna le risorse a disposizione. Valorizzare la formazione di settore vuol dire, per i territori e le governance locali, incrementare la contezza della propria importanza su uno scenario che indiscutibilmente supera i confini geografici nazionali, ed ancor più quelli provinciali e regionali, su cui si propone la propria reputazione socio-culturale e dal quale deriva nuova ricchezza e sviluppo. Per i fruitori finali del servizio, i turisti appunto, l’impiego di personale altamente specializzato durante il viaggio, vuol dire disporre di quel bene immateriale che va oltre l’attrazione fisica di un monumento o di un paesaggio determinando il valore aggiunto all’esperienza turistica.
Se è chiaro, fin qui, perché la formazione del personale in ambito turistico da “criticità” deve divenire “vantaggio”, in materia di turismo naturalistico l’attuale situazione risulta ancora più incoerente.
Quale soluzione allora? Da dove cominciare un’analisi per l’individuazione di nuove strategie formative e l’impiego di idonei profili professionali atti al superamento di questa insostenibile condizione di stallo per il turismo naturalistico nel siracusano ?
Da una breve e facile ricerca, rilevo ottime iniziative in ambito formativo somministrate ai tanti ed appassionati partecipanti ed organizzate da Enti parco siciliani, tutte offerte che tendono però a “chiudere” le nozioni acquisite all’interno della singola realtà locale.
Manca invece una formazione di specialisti in grado di curare la relazione tra vecchia e nuova concezione delle nostre risorse; un professionista, ad esempio, che superi il concetto di “attrazione turistica” ed approdi all’esperienza di “destinazione turistica” intesa come struttura complessa, trasversale, di collegamento tra competenze e territori.
Nelle moderne dinamiche di settore, per ottimizzare le sempre minori risorse a disposizione della formazione professionale, non serve più orientare, ad esempio, la formazione di un “Operatore dei servizi turistici ed informatici”, relativamente alle esigenze di uno specifico Parco o di una RNO.
Il settore necessita invece di specialisti in grado di:
– elaborare servizi partendo dalle risorse materiali ed immateriali di un bene naturalistico
– presentare azioni sull’ampio e complesso scenario del mercato globale
– sostenere la competizione non con soggetti nell’ambito dello stesso territorio ma magari con attori operativi migliaia di chilometri dal proprio sito
– gestire in maniera dinamica le esigenze di valorizzazione, tutela ed auspicata fruizione del bene.