Ingresso a pagamento nella R.N.O. Vendicari

Ha innescato un intenso dibattito la notizia che dal 1° agosto 2020 l’ingresso alla R.N.O. Vendicari è possibile solo dietro pagamento di un biglietto d’ingresso di 3,50 Euro. Cittadini, associazioni e politici, i più a caccia di facile consenso, hanno levato alti i loro scudi a difesa di un ipotetico “diritto violato” dalla rapacità della Regione Siciliana. Anche per riportare la questione nel giusto binario occorre però ripercorrere brevemente alcuni passaggi normativi che hanno condotto all’istituzione del biglietto d’ingresso.
In Sicilia l’istituzione di parchi regionali e riserve naturali è regolata dalla legge n. 98 del 6 maggio 1981. Da allora ad oggi sono stati istituiti 5 parchi regionali e 71 riserve naturali. I parchi regionali sono gestiti da specifici “Enti parco”, le riserve regionali sono gestite, in regime di concessione, 27 dal Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale, 20 da associazioni ambientaliste, 17 da provincie e 7 dal CUTGANA dell’Università di Catania. Aree protette che innegabilmente, specie nell’ultimo ventennio, con la riscoperta del turismo naturalistico, hanno rappresentato un importante occasione di tutela e sviluppo sostenibile nella nostra regione.
Già a partire dalla fine degli anni ‘90 alcune norme, contenute nelle diverse misure di finanza regionale in materia di programmazione, contabilita’ e controllo, prevedevano l’emissione di un biglietto per la fruizione “delle aree attrezzate nonche’ dei servizi organizzati presso i parchi, le riserve naturali e le oasi naturali, … istituiti nel territorio della Regione” (L.R. n. 10/1999, art. 6).
Successivamente, nel 2012, veniva previsto l’emissione di un biglietto d’ingresso anche per il semplice accesso, slegandolo cioè dalla fruizione di aree attrezzate e servizi organizzati (L.R. n. 33/2012, art. 1) Entrambe le leggi demandavano a specifici decreti assessoriali le modalità di applicazione delle norme che però non furono mai emanati.
Con deliberazioni della Giunta regionale nel 2013 e nel 2015 veniva istituito un biglietto d’ingresso per l’accesso nei parchi e nelle riserve naturali di diretta gestione della Regione, concretamente il biglietto fu introdotto solo nella riserva dello “Zingaro” a San Vito Lo Capo (TP).
Infine anche la legge di stabilita’ regionale, n. 9/2015, prevedeva l’isituzione di biglietti e servizi a pagamento nelle aree naturali protette e nei demani forestali cui segui questa volta il decreto assessoriale del 20 ottobre 2015, che ne regolamentava l’applicazione.
A distanza di 5 anni dall’emissione del D.A. si arriva dunque anche a Vendicari all’applicazione della norma che ha come finalità principale quella di: “potenziare la qualità dei servizi offerti dalle aree protette e quale strumento per incrementare le risorse economiche regionali e consentire con il reddito prodotto una più elevata qualità di fruizione delle predette aree”.
Prima considerazione:
Non si tratta di un provvedimento emanato dal giorno alla notte ma di un iter normativo, lungo oltre un ventennio, che il legislatore riconduce a logiche di economicità ed efficienza delle risorse pubbliche. Su questo punto si può facilmente obiettare che si dovrebbe pagare per servizi già esistenti e non per l’ipotetica introduzione di nuovi, tuttavia anche la reale capacità da parte della regione di garantire un puntuale impiego delle risorse, direttamente sulle diverse aree, appare perlomeno discutibile.
Gli uffici provinciali del dipartimento, che tecnicamente sovrintendono alla gestione delle riserve, riceveranno la totalità delle somme derivanti dal biglietto d’ingresso ?
Le riceveranno solo in relazione al numero dei visitatori ?
Se cosi fosse, non si pensa che questo potrebbe mettere in seria difficoltà le riserve meno “gettonate” o quelle integrali ?
Queste somme saranno strettamente vincolate non solo alla valorizzazione e alla fruizione ma anche alla protezione ?
Insomma il rischio è che le somme reperite attraverso l’emissione di un biglietto d’ingresso finiscano nell’enorme “calderone” del bilancio regionale a cui variamente attingere, per le più diverse necessità.
Ulteriore considerazione:
Non deve sembrare banale ricordare che la principale ragion d’essere per l’istituzione delle aree protette è quella della tutela delle specificità naturalistiche dell’ecosistema in cui ricadono. Valorizzazione e fruizione “discendono” dalla tutela e dal corretto impatto antropico che la fruizione inevitabilmente determina. Questo impatto è particolarmente significativo per aree marittime come Lo Zingaro e Vendicari (ma anche per i famosi “laghetti” di Cava Grande) in cui nei mesi estivi si riversano centinaia di migliaia di bagnanti. Dal punto di vista della sostenibilità è ormai evidente, almeno ai più, che tali livelli di concentrazione di visitatori siano difficilmente sostenibili. Tutte le aree naturalistiche, non solo quelle marittime, dovrebbero tener conto dell’impatto che una fruizione incontrollata può determinare per l’ecosistema perchè questi luoghi non sono semplicemente delle spiagge o aree per pic-nic ma ecosistemi fragili, meritevoli di essere tutelati. In questa prospettiva, secondo alcuni, il biglietto d’ingresso potrebbe favorire una sorta di “freno” alle eccessive presenze estive.
Con l’introduzione del biglietto d’ingresso si saldano cosi due aspetti, la sempre più scarsa disponibilità di risorse pubbliche lamentata dai nostri governanti e la limitazione degli accessi richiesta a gran voce da chi ha a cuore la sostenibilità delle diverse forme di fruizione.
Probabilmente quest’ultima problematica, al di là dell’introduzione di un biglietto, si sarebbe potuta risolvere “pretendendo” una concreta e severa azione di vigilanza e con l’introduzione di un numero programmato di visitatori, ma le soluzioni più semplici, in Sicilia, si sà, sono sempre quelle più difficili da realizzare