Recensione: “Da solo nelle terre selvagge”
Avete mai raccolto dei mirtilli gonfi dopo un temporale estivo?
Passeggiato in un boschetto di pioppi, luminoso come un giardino, e intravisto il cielo azzurro oltre lo scintillio delle foglie dorate?
Infilato ai piedi calze asciutte di lana dopo esservi tolte quelle fradicie?
Tremato al calore di un fuoco di legna al rientro da una terra gelata?
Il mondo è pieno di queste cose !
Richard Proenneke (4 maggio 1916 – 20 Aprile 2003) ha trascorso quasi trent’anni della sua vita da solo, in una baita di legno costruita con le proprie mani sul limitare di una foresta lungo la riva dei Twin Lakes, in Alaska, in totale auto-isolamento da ogni comodità moderna come l’elettricità o il telefono.
Dopo aver prestato servizio come carpentiere durante la seconda guerra mondiale, lavorò per un po’ come meccanico e poi come pescatore di salmoni, ma una volta compiuti cinquant’anni decise di ritirarsi e tornare alla natura. Era spinto dall’impulso di costruire qualcosa da zero.
Ha cacciato, ha pescato, ha coltivato il suo orto e si è procurato la legna per scaldarsi nei gelidi inverni. Ogni giorno ha raccontato la sua esperienza nei suoi diari che, insieme alle innumerevoli fotografie e video che ha raccolto negli anni, sono serviti da base per il libro “Da solo nelle terre selvagge”. (Piano B, 20,00 euro, trad. Carlo Branchini, 288 pp).
Dal libro, vincitore del National Outdoor Book Award (NOBA), e dai filmati orginali dell’autore è stato tratto il documentario “Alone in the Wilderness” (11 milioni di visualizzazioni su Youtube).
Vivere in una terra selvaggia e incontaminata, là dove l’uomo non è mai stato prima. Scegliere un luogo idilliaco, tagliare alberi e costruirsi una casa di tronchi. Divenire un artigiano autosufficiente e ricavare ciò che serve dai materiali disponibili. Non per allontanarsi dal mondo, ma per vivere felici con i propri pensieri e con la propria compagnia.
Migliaia di persone hanno questo sogno nel cassetto, ma Dick Proenneke riuscì a trasformarlo in realtà. Trovò il luogo adatto sulle rive di un meraviglioso lago in Alaska, costruì la sua baita e lì vi rimase, per quasi trent’anni. Alla sua morte Proenneke lasciò in eredità la sua baita al National Park Service, che quattro anni dopo la incluse nel National Register of Historic Places, divenendo una popolare attrazione del Parco Nazionale del Lago Clark.
Da solo nelle terre selvagge è il resoconto delle esplorazioni, delle attività quotidiane e della catena di eventi naturali che costantemente gli hanno tenuto compagnia. Vale assolutamente la pena di leggerlo !