Baulì: le case Iudica
A pochi chilometri da Palazzolo si estende il bellissimo bosco di Baulì che seppur sensibilmente ridotto rispetto l’antica superficie, rappresenta ancora un importante ecosistema. Il toponimo è certamente di origine araba derivando molto probabilmente dalle parola composta “Abu-Ali”, traducibile come “Padre di Ali”. Il territorio di Baulì che dopo la cacciata degli Arabi fu costituito in feudo, confinava con i possedimenti di due tra le più grandi e ricche comunità religiose iblee: l’abbazia di Santa Lucia di Mendola e l’abbazia di Santa Maria dell’Arco. Agli inizi del XIV secolo era possessore di Baulì Giaimo Alagona che dichiarato ribelle da re Martino, subì la confisca dei beni. Nel 1393 il feudo fu concesso a Raimondo Landolina, poi fino al 1517, non si hanno notizie, finché se ne investì Belladama Alagona. Dagli Alagona, in via maritale, Baulì passò, fino al 1655, ai Branciforte che lo tennero, integrandolo alla contea di Mazzarino. Nel 1655 se ne investi Bartolomeo Deodato che lo trasmise ai suoi discendenti insieme ai feudi Ursitto, Grampoli, Staffena, Imbaccari e metà di Misilini. Ancora una volta, quale dotale di matrimonio, Baulì passò di mano, divenendo proprietà della famiglia Trigona che lo tenne fino all’abolizione della feudalità’.
All’interno del feudo di Baulì sorge una grande costruzione rurale edificata nella seconda metà del sec. XIX dalla famiglia Iudica di Palazzolo. Gli Iudica, tra cui va sicuramente ricordato il barone Gabriele che condusse numerose campagne di scavo che permisero di conoscere gran parte dei siti archeologici acrensi, rappresentarono per oltre un secolo la famiglia di spicco della “aristocrazia iblea”. Sfruttando sapientemente il travagliato periodo di passaggio dal feudo al latifondo, riuscirono ad entrare in possesso di moltissime antiche unità terriere. Oltre a Baulì gli Iudica erano infatti proprietari degli ex feudi Arco, Gaetanì e Pirainito che frazionati venivano concessi in gabella.
Il grande edificio di Baulì, costruito sul versante di un piccolo rilievo, presentava caratteri di fortificazione che lo rendevano paragonabile alle vicine masserie Zocco e Musso. Oggi, anche se l’aspetto della masseria Iudica è alquanto mutato, rimangono le alte mura di cinta, che si estendono con un perimetro di quasi un chilometro, a testimoniare l’originaria vocazione difensiva. La corte attorno a cui si raccolgono un infinità di stanze, magazzini e “pagghiaroli” è alquanto sconnessa essendo in pietra viva. Nella chiave di volta dell’ingresso laterale è ancora visibile lo stemma baronale degli Iudica. Nelle adiacenze della masseria un monumentale abbeveratoio, purtroppo danneggiato da mani ignote, riporta l’effige del barone che lo volle costruire.
Il bosco e il caseggiato sono stati recentemente acquistati dal marchese di Cassibile che curando con profondo interesse le sue proprietà, mantiene in buono stato anche la grande masseria di Baulì.
Tratto da:
MASSAE MASSARI E MASSERIE SIRACUSANE
di Marco Monterosso
Editore Morrone, Siracusa, 2000