Andare per borghi: Sperlinga

Andare per borghi: Sperlinga

Sperlinga è un piccolo comune, tra i monti Nebrodi e le Madonie, popolato da poco più di 800 abitanti. Distante circa 10 km da Nicosia e 45 da Enna, vi si parla ancora un caratteristico dialetto galloitalico che può farsi risalire al periodo normanno (XI-XII sec.), allorché gli Altavilla incoraggiarono una politica d’immigrazione di coloni e soldati del nord Italia, provenienti da un’area comprendente il Monferrato in Piemonte, l’entroterra ligure di ponente e piccole porzioni delle zone occidentali di Lombardia ed Emilia.

In un privilegio del Conte Ruggero del 1082, con cui veniva istituita la diocesi di Troina, accanto ai nomi di città e castelli appartenenti alla nuova diocesi figura anche quello di Sperlinga. Sempre in età normanna, secondo il geografo arabo Idrisi (1150 ca): “Sperlinga è grosso casale, nel quale s’aduna ogni ben [di Dio], terre seminate e colti che stendonsi per lungo tratto”. Le prime notizie sul castello risalgono invece al periodo federiciano, in un diploma svevo del 1240 Sperlinga è ricordata come uno dei “castra exempta citra flumen Salsum”, ossia come castello demaniale al di qua del fiume Salso esente dai tributi, direttamente controllato dall’imperatore e parte integrante del sistema dei castelli demaniali.

Nel 1282-1283 durante l’insurrezione dei “Vespri siciliani”, la guarnigione angioina di Sperlinga fu oggetto di un lungo assedio da parte delle truppe aragonesi. Gli abitanti, a differenza di gran parte delle città dell’isola, rifiutarono di insorgere contro i francesi di Carlo d’Angiò e invece parteggiarono per loro, offrendogli rifugio. Il detto “quod siculis placuit sola Sperlinga negavit” (ciò che piacque ai siciliani solo Sperlinga lo negò), coniato in epoca posteriore agli avvenimenti e inciso sul portale d’ingresso del castello, testimonia quanto fosse radicata la presenza angioina in questo piccolo borgo dell’entroterra siciliano.

Nel 1324 la baronia e il castello di Sperlinga giunsero in possesso dei Ventimiglia che, ad eccezione di un breve periodo (1338-1354), quando il feudo venne confiscato dai sovrani aragonesi e concesso agli Uberti, tennero Sperlinga fino al 1597. In quell’anno Giovanni Ventimiglia la vendette, per 30.834 scudi, a Giovanni Forti Natoli che ne ottenne pure la concessione sovrana al popolamento (licentia populandi). Il Natoli adattò il castello a palazzo baronale destinandolo a centro propulsore dell’attuale centro urbano che si sviluppò, per ampliamento del preesistente borgo medievale, su un territorio cosparso di grotte che attualmente si possono notare nei bassi di molte abitazioni. Con privilegio dato a Madrid nel 1627 Filippo IV concesse al Natoli, per se e per i suoi eredi, il titolo di principe di Sperlinga.

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Nel 1658 Francesco Forti Natoli, vendette Sperlinga a Giovanni Stefano Oneto, tenendo però per sé il titolo principesco. Per questo motivo i Natoli dal 1658 fino al 1788 ebbero il titolo di principi di Sperlinga finché non lo vendettero a G. Alvaro Paternò. L’insediamento definitivo degli Oneto a Palermo, nonostante il privilegio del Ducato concesso su Sperlinga, portarono all’abbandono e al definitivo decadimento dell’antica fortezza che per secoli aveva degnamente rappresentato il genio più alto dell’architettura militare medievale. Nel 1862 il castello, ormai abbandonato, fu concesso in enfiteusi al barone Nunzio Nicosia, subendo nel 1914 una radicale demolizione con l’abbattimento di numerose strutture e l’interramento di alcuni ambienti ipogei. Nel 1946 il castello passò per via successoria a Salvatore e Giovancalogero Li Destri, finché nel 1973 diviene proprietà del comune di Sperlinga.

Il complesso architettonico, che non  presenta planimetria unitaria ne regolare, appare oggi un buono stato di conservazione in seguito ai numerosi interventi di consolidamento e restauro intrapresi a partire dagli anni ’80. L’acceso al maniero era possibile attraverso un portale dotato di arco ogivale protetto da un ponte levatoio; sulle mensole in pietra, ancora esistenti, era poggiata la trave del ponte mentre nelle lunghe feritoie scorrevano gli argani per il sollevamento della struttura. Il castello di Sperlinga era dunque una perfetta struttura difensiva ideata per resistere a lungo agli assedi come testimoniano anche le numerose cisterne per la raccolta dell’acqua piovana ricavate entro il masso nel cortile scoperto. In due grotte contigue, scavate sul costone su cui sorge il castello è visitabile un piccolo “museo della civiltà contadina” che raccoglie una collezione di attrezzi di lavoro e della vita quotidiana del territorio. Dall’alto della rupe il maniero sovrasta il sottostante borgo feudale, un tempo anch’esso cinto da una cortina muraria sulla quale in epoca successiva furono edificate le abitazioni.  La chiesa, risalente all’epoca normanna, ampliata nel 1597 è stata ricostruita nel 2000. Attualmente sono in corso lavori che prevedono la copertura di alcuni ambienti. Scaricando un apposita app i più importanti punti d’interesse possono essere approfonditi mediante QR code per un esperienza interattiva di “realtà aumentata”. Il castello, con biglietto d’ingresso acquistabile presso i bar del borgo a 3 Euro, è aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.30.

Fonti:
– S. FARINELLA, Il castello di Sperlinga, in I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, Caltanissetta 2007
– http://castelli-sicilia.com/links-aspcatid259/
– AA. VV., Castelli medievali di Sicilia. Guida agli itinerari castellani dell’isola, Palermo 2001

Author: La nostra terra

Per una nuova cultura del territorio

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