Cavadonna: La “Villa rusticana” Francica-Nava

Il primo proprietario del feudo siracusano di Cavadonna, confinante con i feudi di Monasteri e Grotta Perciata e con i luoghi di Magrantino e Chiusazza, fu tale Filippo De Naro che acquistò il feudo dai Moncada d’Adernò nel 1439, per 120 onze d’oro.
Dai De Naro il feudo di Cavadonna passò, nel 1503, alla famiglia Zummo, nel 1560, come dotale di nozze, ai Platamone che lo unirono al loro tenimento di Magrantino. Dai Platamone Cavadonna passò ai Falcone nel 1607 ed, infine, ai Nava, nel 1673; l’anno successivo, Giovanni Francica, sposo della baronessa Giovanna Nava, se ne investiva “maritale nomine”. A Giovanni Francica e al figlio Ignazio, che in onore dell’illustre casata materna volle chiamarsi Francica Nava, si deve oltre che la bonifica e messa a coltura di numerosi terreni, la costruzione della splendida villa rusticana che ancora oggi domina i campi di Cavadonna.
La villa iniziata nell’ultimo scorcio del Settecento, ma variamente ampliata in tempi successivi, è un autentico capolavoro dell’architettura siciliana. I ricercati rilievi della dimora padronale sono protetti da una solida torre merlata che sovrasta il portale d’ingresso, cui una piccola loggia campanaria e l’araldo di famiglia conferiscono un aspetto massiccio ma, allo stesso tempo, particolarmente raffinato. La grande corte quadrangolare oltre l’abitazione padronale presenta nelle due ali laterali dell’abitazione del massaro, capienti stalle, numerosi magazzini, due trappeti e una funzionale carretteria. Secondo gli schemi classici, un ampio giardino, posto nella parte posteriore dell’immobile, permetteva un piacevole refrigerio durante i mesi estivi. Grande segno di sé lasciò a Cavadonna anche la baronessa Concetta Montalto moglie del primogenito di Ignazio Francica Nava, amministratrice dei beni di famiglia a seguito della grave malattia che aveva colpito il figlio Giovanni. Con mano ferma e determinata donna Concetta curava personalmente la conduzione della vaste terre di Cavadonna di cui solo una parte veniva concessa in gabella, mentre la rimanente era gestita direttamente per le esigenze della casa padronale. Dopo la morte nel 1803 della baronessa Concetta, Cavadonna fu amministrata da Federico Francica Nava, fratello minore di Giovanni, ancora gravemente ammalato. La cattiva gestione di don Federico determinò la sua destituzione in favore del secondogenito Clariano, sacerdote e dottore in teologia, che seppe introdurre rilevanti innovazioni ed estendere notevolmente la superficie coltivata, facendo di Cavadonna una delle più floride aziende del siracusano. Dai Francica Nava Cavadonna passò nel 1880 in potere dei Beneventano del Bosco e da questi ai Paternò per divenire in tempi recenti una società per azioni. Le condizioni della villa settecentesca di Cavadonna, a differenza di molte altre dimore nobiliari del Siracusano, appaiono buone. Evidenti lavori di manutenzione, ben condotti, permettono di sperare nel mantenimento delle condizioni originarie dell’antica costruzione.
Tratto da:
MASSAE, MASSARI E MASSERIE SIRACUSANE
di Marco Monterosso
Editore Morrone, 1999