Monasteri: La masseria Gaetani-Statella

Monasteri: La masseria Gaetani-Statella

All’estremità Nord-Ovest del territorio siracusano, si estende l’ex feudo di Monasteri, vasto territorio la cui storia sembra si possa far risalire all’epoca romanica. Il toponimo deriva chiaramente da un monastero che se si suppone sia quello della cosiddetta “Capitulana”, fondato nella seconda metà del VI secolo. Nel 1909 Paolo Orsi rinvenne infatti a Monasteri “di sopra” una grande necropoli cristiana a fosse campanate, con tombe munite di capezzale e chiuse da grossi massi monoliti. Molte di queste erano state violate ma altre erano ancora intatte consentendo il rinvenimento di scheletri e i resti di un modesto corredo di vasellame, fibbie in ferro e bronzo, piccole monete erose del periodo Costantiniano. L’Orsi che datò la necropoli tra IV e V sec. d.C.,  rinvenne anche un piccolo abitato di tipo rurale dotato di una chiesa di cui rimanevano “avanzi di pietre calcari scolpite che raffiguravano un pluteo con croce a rilievo”. L’edificio di culto abbandonato o distrutto già in età araba non è più citato in un documento del 1104 in cui si fa cenno ai tre monasteri esistenti nella giurisdizione siracusana: S. Pietro ad Baias, S. Lucia “fuori le mura” e S. Nicolò. In età normanno-sveva Monasteri insieme al limitrofo feudo di Xiridia (Floridia) formava un luogo di “sollazzo reale”. Nell’ultimo scorcio del ‘200 re Pietro I lo concesse a Corrado de Camera con l’obbligo di apprestare il consueto servizio militare. Alla morte di questo feudatario (o forse amministratore ?) tali territori ritornarono in potere della corona ed amministrati dal vice segreto di Siracusa. Nel 1297 il navarrese Gilio de Asyn ricevette il feudo dalla corona, mentre nel 1335 gli eredi di Michele Peris de Arbis risultano possessori di Monastero nel ruolo dei feudatari di re Federico, ricavandone una rendita di 25 Onze. Da questi passò agli Aragona e, maritale nomine, ai Gioeni che con atto stipulato dal notaio Nicolò Francavilla di Catania il 12 Marzo 1431, lo vendettero per la somma di 480 Fiorini a Filippo Denaro, dottore in medicina di Caltagirone. Dai Denaro il feudo passò in breve tempo agli Spadafora, ai Muleto ed ai Siracusa, finché, il 24 Gennaio 1516, s’investi del feudo Giovanni Pietro Gaetani. I marchesi di Sortino, che pretendevano di monopolizzare l’utilizzo del canale Galermi, che soddisfaceva gran parte del fabbisogno idrico di Siracusa, cercarono nella prima metà del Settecento di popolare il loro grande feudo, l’impresa non fu però coronata dal successo sia per le enormi spese occorrenti sia per la morte dell’ultimo dei Gaetani nel 1776. Due anni dopo una sentenza del Tribunale della Gran corte, riconobbe erede universale dei beni del defunto Cesare Gaetani, Francesco Maria Statella, marchese di Spaccaforno (Ispica).

Nel grande feudo di Monasteri che, esteso ben 1.278 salme (oltre 4.200 ettari) era diviso in Monasteri di Sotto e Monasteri di Sopra, gli Statella apportarono numerosi miglioramenti. La grande masseria di Monasteri di Sopra, il cui nucleo più antico risaliva alla prima metà del XVII secolo, fu ampliata cosi come le sue strutture razionalizzate. Lungo il prospetto principale della masseria, a ridosso dell’ampio arco che permetteva l’accesso ad una grande corte quadrangolare, si trova un palazzetto su due piani atto alle esigenze padronali. A contorno della corte trovano posto le basse abitazioni dei lavoranti, numerose stalle e magazzini.

Una graziosa chiesa, distaccata di pochi metri dall’edificio principale, fu realizzata nel 1845, sotto il rosone che ne abbelliva la facciata ancora oggi si può leggere, oltreché la data di costruzione, la parola “charitas”. Il centro agricolo di Monasteri versa oggi in avanzato stato di degrado, la chiesa è quasi crollante, la masseria seriamente danneggiata dalla mancanza di opportuni restauri appare fatiscente, visitandolo oggi si stenta sicuramente a coglierne l’antica operosità e fierezza. Il centro propulsivo di quella terra, che i Gaetani volevano elevare al rango di città feudale, rischia l’imminente crollo, schiacciato dall’incuria del tempo e dall’oblio dell’uomo.

Tratto da:
Massae, massari e masserie siracusane
di Marco Monterosso
Editore Morrone, 1999

Author: La nostra terra

Per una nuova cultura del territorio

La nostra terra

Per una nuova cultura del territorio

Rispondi la tua opinione è importante !