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I centri Iblei in età normanna

I centri Iblei in età normanna

L’area iblea abitata dall’uomo sin da tempi antichissimi divenne luogo d’elezione dell’insediamento abitativo nella tarda età del bronzo quando Pantalica, il “più importante fra i centri della Sicilia preellenica”, (Bernabò Brea, 1958) visse la sua stagione d’oro, finché nel VII sec. a.C., costretta a cedere alla pressione dei sicelioti siracusani, si spopolò. Dopo lunghi secoli di abbandono saranno però quegli stessi luoghi ad essere ripopolati nel Medioevo quando, dapprima le incursioni barbariche e poi degli arabi, spinsero la popolazione a cercare dei rifugi sicuri in questi luoghi inaccessibili. Se durante la dominazione araba, come dimostrano le numerose testimonianze archeologiche, sono le comunità cristiane a rioccupare il sito di Pantalica, con l’avvento dei Normanni, questo sarà abitato da genti islamiche. Ce ne da conferma il Malaterra (XI Sec.), che riporta come nel 1092 Pantalica, che ospitava una comunità araba, ribellatasi in quell’anno al suo signore Giordano d’Altavilla, fu “esemplarmente punita”. Una bolla di papa Urbano II, dell’anno successivo, la cita tra i centri abitati della diocesi siracusana, cosi come è elencata da Idrisi (insieme a Buscemi, Buccheri e Palazzolo) tra gli abitati dell’entroterra. Tuttavia già nella seconda metà del XII secolo Pantalica appare una località in netta decadenza ed in via d’abbandono, probabilmente anche a causa del tremendo terremoto del 1169 che probabilmente  danneggiò fortemente le strutture di insediamento trogloditico. (Maurici, 2008) Il consolidarsi della conquista normanna, che consenti ad una nuova ondata di coloni occidentali e greci di riappropriarsi delle migliori aree produttive del territorio e i danni inferti dal terremoto, determinò probabilmente il definitivo abbandono degli insediamenti più antichi in favore di quei siti, alcuni già fortificati in età bizantina, tra i quali dovevano rivestire particolare importanza quelli posti a guardia delle vie di comunicazione tra la costa e l’entroterra.
Cassaro, Ferla e Sortino fanno la loro comparsa documentale nei registri angioini degli anni ‘70 del Duecento e una loro probabile filiazione da Pantalica, seppur suggestiva, non risulta supportata da alcuna documentazione. La tesi è sostenuta dal Mugnos (1670) che, riferendosi a Sortino, cita espressamente l’esistenza di un “feudo di Pantalica”. Il Villabianca (1759) definendo “altresì favoloso il racconto del Mugnos, che la vuole derivata dalle rovine dell’antica Città di Pantalica”, invece ne respinge la tesi. Una traccia di Pantalica in età normanna è rinvenibile in Antonino Amico (1636) che cita un atto del luglio 1146 con cui Enrico de Bubbio, insieme alla moglie Beatrice, donava all’ordine templare un terreno nei pressi di Scordia. Nell’atto egli confermava, la concessione di Pantalica (o di alcune terre nei pressi dell’abitato ?) già fatta dal suo avo, Gerardo de Pentarica, allo stesso ordine. Altro riferimento in Vito Amico (1757) che riferendosi a Cassaro riporta: “Dicono che sotto i normanni sia fiorito un certo Francesco di Alcassar siracusano, governadore della rocca Pantalica, fondatore della piccola terra”.

Abitazione rupestre – Pantalica

Le notizie sui centri iblei, dopo la conquista normanna, sono scarsissime. Secondo il De Spuches (1941) Sortino nel 1198, fu concessa, dalla regina Costanza, a Rainaldo Mohac, figlio di Goffredo connestabile e Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia che, nel 1176, era stato incaricato da Guglielmo II d’Altavilla di prelevare la sua promessa sposa Giovanna d’Inghilterra ed accompagnarla in Italia. Goffredo sottoscrisse poi i capitoli matrimoniali di Guglielmo e Giovanna d’Inghilterra nel 1177. La terra di Sortino fu concessa a Rainaldo, per compensarlo della confisca della baronia di Modica che il padre, l’ammiraglio Goffredo, aveva subito da parte dell’imperatore Enrico “il severo”. (Villabianca)
Buscemi elencata in un diploma di Papa Alessandro III del 1168, che definiva i confini della diocesi siracusana, venne assegnata dal conte Ruggero al figlio Goffredo. Da questi passò a Silvestro, suo figlio, conte di Ragusa e di Marsico (Calabria). Guglielmo, figlio di Silvestro, successe al padre nel possesso di Buscemi, egli e sua moglie Stefana vi fondarono nel 1192 il Priorato di Santo Spirito dell’Ordine Benedettino. Non ebbero figli e gli successe Silvestro de Beon, figlio di Goffredo e questi fratello del suddetto ultimo Guglielmo. (Villabianca)
Buccheri,  appartenne a Roberto Paternò che visse ai tempi di Re Ruggero (1129-1154). Il figlio Costantino è detto Conte di Buccheri in una lapide rinvenuta a Catania a metà Ottocento, in essa era riportato che Matilde fece quella lapide al marito Costantino Paternò, Conte di Buccheri e di Partanna, famoso in armi, nel 1160. (V. Amico)

Resti del castello di Palazzolo Acreide

Palazzolo, probabilmente già dotato di un fortilizio, entrò in potere di Tancredi d’Altavilla. Questi, nel 1103 donò alla chiesa di Bagnara Calabra, il limitrofo feudo di Santa Lucia di Mendola insieme al monastero benedettino che vi fondò, sulla basi di una preesistente “basilichetta greca”. (Agnello, 1928)
L’anno successivo donò il casale di Bibino alla Chiesa siracusana. Nel 1130 Palazzolo é menzionato come residenza del conte Enrico del Vasto “l’Aleramico” fratello minore di Adelaide del Vasto, terza moglie del gran conte Ruggero d’Altavilla. Nel 1145 Idrisi indica Palazzolo come Balansùl, è indicato invece come Palatiolum, in una bolla di Papa Alessandro III del 1168.
Controverse le origini di Ferla, il recente ritrovamento di un sigillo plumbeo, databile alla seconda metà dell’VIII secolo, fa supporre che in età bizantina vi fosse già un “villaggio fiscale amministrato da un religioso”. (Di Stefano, 2006) Secondo il Villabianca, che cita alcuni “eruditi terrazzani” fu “fondata credesi da popoli longobardi poco dopo che fu edificata la città di Piazza. Posseduta da Goffredo d’Altavilla, insieme alla contea di Ragusa, fu “accresciuta di nuove fabbriche”  finché “avanzossi in maniera che divenne Città Demaniale”. Secondo Vito Amico la mancanza di documenti in età normanna fa credere che, a quel tempo, non era stata ancora “fondata o ristorata”. Per il De Spuches invece “fu città demaniale”.

BIBLIOGRAFIA
G. MALATERRA, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, in Rerum Italicarum scriptores (a cura di) E. PONTIERI, Bologna 1927-28
A. AMICO, Brevis et exacta notitia originis Sacrae Domus Templi sive militum Templariorum in Hierusalem, 1636 in R. Starrabba, Scritti inediti e rari di Antonino Amico e documenti relativi al medesimo, “Documenti per servire alla storia di Sicilia” s.4, I, Palermo 1892, pagg. 5-27
F. MUGNOS, Teatro genologico delle famiglie nobili titolate feudatarie ed antiche, 1670
F. M. EMANUELE GAETANI (Marchese di VILLABIANCA), Della Sicilia Nobile, Stamp. dei Santi Apostoli per Pietro Bencivenga, Palermo 1754-1775
V. AMICO, Dizionario topografico della Sicilia, Tradotto dal latino e annotato da Gioacchino Dimarzo, Tip. Pietro Morvillo, Palermo 1855
G. AGNELLO, Le sculture normanne di Santa Lucia di Mendola nel museo di Siracusa, in “Bollettino d’Arte del Ministero della pubblica istruzione”, Anno VII – Serie II, Milano, 1928
F. SAN MARTINO DE SPUCHES, Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, dalla origine ai nostri giorni, Palermo 1924-1941
L. BERNABÒ BREA, La Sicilia prima dei Greci, 1958, pag.163
S. DISTEFANO, Ferla (SR). La fondazione del castrum longobardo di Ferulae e l’edificazione della turris lapidea, in R. Francovich, M. Valenti (a cura di) “Atti del IV Congresso nazionale di archeologia medievale”, Siena 26-30 settembre 2006
F. MAURICI, Castelli ed abitati fortificati nel territorio della contea dai bizantini ai normanni, in G. Barone (a cura di) La contea di Modica (secoli XIV-XVII), “Atti del Settimo Centenario”, Volume I, 2008, pagg. 15-30

Marco Monterosso

Esperto in promozione turistica e management del patrimonio culturale e ambientale... con una sfrenata passione per il territorio siciliano ! Ha scritto "qualcosa" che puoi vedere su: https://independent.academia.edu/MonterossoMarco

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