Castelluccio: il borgo dei De Lorenzo
Lungo la strada che da Palazzolo porta alle piccole località netine di Rigolizia e Testa dell’acqua si innesta la strada che conduce alla contrada Castelluccio. Tale località ospitò, nell’età del bronzo, l’antica cultura castellucciana i cui siti, scoperti e studiati da Paolo Orsi, furono considerati dal grande archeologo: “..tra i più importanti della preistoria siciliana”. Consiglio al lettore che volesse recarsi a Castelluccio per visitare la necropoli preistorica, di soffermarsi però oltre, in modo da poter visitare anche il vicino borgo contadino, edificato dai marchesi di Castelluccio, nella seconda metà dell’Ottocento.
Come è noto la conquista normanna dell’isola determinò a partire dal XII secolo l’istituzione del feudalesimo, cosicché anche le terre di Castelluccio, come la quasi totalità del territorio siciliano, furono costituite in feudo. Enrico Ventimiglia, possessore nella metà del Duecento, subì la confisca del feudo da parte degli angioni che lo concessero dapprima a Pierre de Lemanon poi a Jean de Monfort. Nel 1335 il feudo era in potere della regina Eleonora, mentre Matteo Palizzi ne risulta possessore tra il 1335 ed il 1353, anno in cui fu ucciso a Messina, con la moglie Margherita e alcuni suoi figli. Nonostante il “tradimento” del padre, Venezia e Isabella Palizzi, ricevettero il feudo nell’agosto 1355 anche se di fatto non ne presero possesso in quanto “occupato” da Giovanni Landolina, capitano di Noto, che qui mori, nel 1358, durante la guerra civile.
Nel 1397 re Martino concesse Castelluccio al “dottore in legge” Silamberio de Marchisio da Messina che se ne investì insieme al fratello di nome Tommaso. Dai De Marchisio il feudo fu venduto a Nicolò Speciale che ottenne, con privilegio di re Alfonso, promulgato a Castelnuovo di Napoli il 4 Aprile 1422, la nobilitazione del suo feudo. Il privilegio della nobilitazione consentiva al feudatario che l’avesse ricevuto la possibilità di costruire un castello e popolare con vassalli il feudo nobilitato, tale privilegio fu poi ampiamente concesso a partire dal Seicento con il nome di “licentia populandi”. Nicolò Speciale oltre alla possibilità di popolare il suo feudo ottenne di poter ampliare la successione ereditaria a qualunque grado della sua discendenza e di versare in cambio del servizio militare, allora connesso al possesso terriero, solo un paio di speroni dorati.
A Nicolò Speciale, viceré di Sicilia dal 1423 al 1429, successe il figlio Pietro che ottenne conferma dallo stesso re Alfonso nel 1453. Dagli Speciale per via ereditaria femminile, il feudo ritornò, dopo oltre un secolo e mezzo, in potere dei De Marchisio, che lo tennero fino al 1655. II 29 Giugno di quell’anno, a seguito di compera, si investì di Castelluccio il netino Corrado De Lorenzo. Il 15 Novembre 1803, un discendente di Corrado De Lorenzo di nome Nicola, già barone di San Lorenzo, San Marco, Renda, Granieri, Ciurca e Canali ottenne di potersi fregiare del titolo di marchese di Castelluccio. Il figlio di questi, Corrado, investitosi del marchesato e degli altri titoli di famiglia il 6 Maggio 1847, avviò una fervida attività edilizia nel borgo contadino tra cui l’ampliamento della chiesa, consacrata con una solenne cerimonia nel 1859.
Il piccolo villaggio è una vera e propria città in miniatura dotata di tutti gli opifici necessari all’autosostentamento dei propri abitanti: un grande frantoio, un palmento e numerosi magazzini. Il ricovero per il bestiame era invece igienicamente posto poco lontano dal centro abitato. Volendo evitare lunghi trasferimenti per i figli dei loro contadini, i De Lorenzo promossero anche l’istituzione di una scuola materna, che fu dedicata alla marchesa Titina.
Il borgo, seppur ormai slegato dall’originario contesto contadino, è attualmente in discrete condizioni, vi fervono numerosi lavori di restauro che auspichiamo possano favorire la valorizzazione di questa bellissima zona dell’agro netino.
Tratto da:
Massae, massari e masserie siracusane
di: Marco Monterosso
Editore Morrone, 2000