Gli Alagona nel siracusano tra Tre e Quattrocento
Acquasantiera con stemma degli Alagona, proveniente dalla certosa catanese di Nuova Luce
I ruoli feudali del 1335 e del 1408 sono comunemente considerati dagli storici due tra i più importanti documenti per disegnare la mappa del dominio feudale sul territorio tra i secoli XIV e XV secolo. Tuttavia il potere pressoché assoluto esercitato dagli Alagona sul territorio siracusano, non ha lasciato quasi traccia in questi documenti dato che fu esercitato proprio a cavallo tra i due ruoli e fino a quando, attraverso l’uso politico delle accuse di tradimento, i Martini non li estromisero violentemente.
Giunti in Sicilia nel 1285 con Blasco (I) gli Alagona ricevettero tra il 1296 e il 1300, le baronie siciliane di Salemi, Ficarra e Naso, oltre a Sinopoli, Monteleone e Seminara in Calabria. Nella prima metà del Trecento il nipote Blasco (II), maestro giustiziere del regno dal 1321 al 1348, fissò definitivamente la sua dimora in Sicilia. Nel ruolo feudale del 1335 risulta signore delle terra di Aci e Naso e del castello di Capo d’Orlando. Successivamente entrò in potere dei casali di Delia, Reitano, Mirto, Caprileone, Militiro e Frazanò e delle terre di Naro e Mistretta quest’ultima elevata a contea. Nel 1347 permutò, con Giovanni d’Aragona, la terra di Aci con Butera. Mori nel 1355 dopo aver generato almeno sei figli legittimi e due naturali.
– Il primogenito Artale (II) conte di Mistretta e maestro giustiziere (carica divenuta ereditaria) fu uno dei quattro vicari e capo della parzialità dei catalani nel 1377, entrò in possesso di numerosi feudi tra cui, in Val di Noto, i castelli e le terre di Mineo (1365) e Augusta (1384) ed il feudo di San Cusumano (Augusta).
– Giovanni, ebbe assegnata dal padre la terra e il castello di Naso, avendo sposato Isabella Palizzi, nel 1356 Federico IV gli infeudò la terra di Novara, dopo che Venezia Palizzi rinunziò in favore della sorella ai diritti che vantava su questa terra ma nei mesi successivi Sancio Aragona si rifiutò di consegnare a Giovanni Alagona la terra di Novara da lui detenuta.
– Manfredi (II) subentrò al fratello nel vicariato, nella carica di maestro giustiziere e nella castellania di Lentini e Siracusa. Sposò nel 1356 Lukina Moncada, che gli portò in dote i feudi Bulfida, Scordia Soprana e Gilermi. Nel 1361 gli venne assegnata la castellania del castello vecchio di Noto e nel 1366 anche quella del castello nuovo. Nel 1363 ricevette l’investitura del feudo Billudia, nel 1371 acquistò metà del feudo Gisira, nel 1373 ebbe legati da Martina de Truxellis alcuni feudi presso Noto: Maccari, Bimisca, Rovetto e Bonfallura. Nel 1375 ottenne il feudo Bulchachemi, nella marina di Noto, in cambio del feudo Bonfallura, l’anno successivo ebbe in feudo anche tutti i proventi doganali della terra di Noto e del litorale sino a Vendicari. Nel 1392 re Martino lo dichiarò, col figlio Artale, ribelle confiscandogli i beni.
– Blasco (III), risulta signore della terra di Montalbano nel 1356 e dal 1369 anche della terra di Monforte. Subentrò nel 1389 nella contea di Mistretta e di Butera avendo nel 1366 già ricevuto l’investitura feudale di 50 Onze di reddito sul porto di Siracusa. Possedette il feudo Scarpello in territorio di Lentini. Dichiarato ribelle nel 1392, re Martino gli confiscò i beni.
– Giacomo (Jaime) ricevette dal fratello Artale II i proventi della secrezia di Siracusa e, in dote dalla moglie Giovanna Lanza, le terre di Ferla, e Giarratana. Nel 1365 fu nominato, a vita, capitano di Siracusa, nel 1376 gli vennero assegnati i diritti sul pontile del porto di Siracusa e sempre nelle stesso anno la terra di Avola in cambio della gabella del vino di Siracusa concessagli nel 1369, che valeva 400 Onze. Giacomo Alagona figura cancelliere del Regno in vari periodi dal 1376 al 1387. Possedette i feudi Bumfalà e Baulì in territorio di Noto e il tenimento Castellana, presso Siracusa. Ribellatosi a re Martino, ebbe confiscati i feudi e fu decapitato nel 1393.
– Matteo, ricevette dal padre il casale Silvestro (Lentini), dove ottenne di costruire un fortilizio, nel 1365 fu creato capitano con cognizione delle cause criminali di Lentini. Nel 1370, per aver sposato Bartolomea Castellar, risulta barone della terra e del castello di Palazzolo e dei feudi Bibino, Bibinello, e Favara. Dopo la sua morte, avvenuta probabilmente nel 1392, anche la moglie e i figli Maciotta, Blasco e Giovanni furono dichiarati ribelli subendo la confisca dei loro beni.