I Moncada, conti di Augusta
Antonio III Moncada (+1549) – Attribuito a Luigi Primo – Derived from Caylus, Madrid
I maggiori centri di dominio aristocratico sul territorio siciliano si formano tra la fine del XIII secolo e la prima metà del secolo successivo. La contea di Geraci dei Ventimiglia e quella di Modica dei Chiaramonte sono i maggiori “stati feudali” dell’isola, comprendenti numerosi centri abitati, anche di notevoli dimensioni. Nel 1326 anche la città demaniale di Augusta è elevata a contea quando viene concessa a Guglielmo Raimondo (II) Moncada in cambio delle isole di Malta e Gozo, che questi aveva ereditato dalla madre Lukina. La contea di Augusta, composta da 36 feudi e dall’abitato di Melilli, seppur non particolarmente estesa, rivestiva grande importanza strategica vista la presenza di un grande porto e di un imponente castello fatto edificare da Federico II. Guglielmo Raimondo aderente alla fazione dei catalani, insieme agli Alagona, mori nel 1348 probabilmente avvelenato, dopo essere stato catturato da esponenti della fazione avversa, capeggiata dai Chiaramonte.
Il figlio Matteo gli successe formalmente solo 1365 quando era ormai stata stipulata una tregua tra le parzialità del regno. Questi rivesti importanti incarichi è attestato infatti come Governatore e Gran Siniscalco di Sicilia e Governatore generale dei ducati di Atene e Neopatria. Dal nonno, Matteo Sclafani, ereditò anche la contea di Adernò.
Il figlio, Guglielmo Raimondo (III), che gli successe nel 1392, è quel conte di Augusta che rapi la regina Maria dal castello Ursino di Catania, dove era sotto la custodia degli Alagona, per poi condurla in Aragona dove sposò Martino “il giovane”, di fatto consentendo ai sovrani aragonesi di rivendicare il possesso dell’isola. Il Moncada, ampiamente ricompensato dai Martini, divenne in breve tempo il più potente feudatario dell’isola, aggiungendo ai suoi domini l’isola di Lipari, le città di Naro, Mineo, Sutera e le terre di Delia, Mussomeli, Gibellina, Favara e Misilmeri, entrando in possesso inoltre di gran parte dei beni degli Alagona, oramai caduti in disgrazia. Dichiarato “consanguineo” dei regnanti, fu anche Gran Connestabile, Capitano generale della cavalleria e Gran giustiziere. Dichiarato traditore da una sentenza della Gran Corte nel 1397 “da tanta altezza quest’uomo cadde nell’abisso”, finché mori, l’anno successivo, “fuggiasco e derelitto”. (De Spuches)
Nel 1400 Ferdinando I d’Aragona vendette la contea a Diego Sandoval, conte di Castro, da cui fu acquistata nel 1404 da Matteo (II) Moncada, secondogenito di Guglielmo Raimondo (III). Nel 1407 Augusta ritornò al demanio grazie ad una permuta con la terra e il castello di Caltanissetta, che furono elevati in contea.
Tra la metà del Quattrocento e la metà del secolo successivo la contea, attraverso una girandola di vendite e riscatti, passò di mano innumerevoli volte. Dopo essere stata concessa, nel 1444 ai Bellomo, che la tennero per pochi anni, ritornò al demanio e di fatto smembrata. Nel 1452, a Pietro Busulduno, segretario e consigliere di re Alfonso furono donati il: “locum, villam seu casale” di Melilli e i feudi di S. Caterina, Bondifè, Priolo, Mostringiano, Bigini, Spalla, Malfitano, Margi e Cugno. Nel 1458 questi feudi, e probabilmente anche la titolarità della contea, pervenuti all’Infante Ferdinando, ritornarono ai Moncada, acquistati da Guglielmo Raimondo (VI) Moncada.
Nel 1478 la contea, con Melilli, fu acquistata, per 6.000 Onze, da Beatrice Rosso sposa di Giovanni Branciforte signore di Mazzarino e da questa pervenne al figlio Niccolò Melchiorre. I Moncada, che si erano riservati il diritto di riscatto, nel 1510, rientrarono in possesso di Augusta, senza più Melilli rimasta ai Branciforte. Nel 1517, a seguito del matrimonio tra Giovanni Marullo, conte di Condojanni e Francesca, figlia di Antonio (III) Moncada, passò quale dotale di nozze, al padre dello sposo Tommaso. Lo sbarco e il saccheggio della città, ad opera dei turchi nel 1551, cui seguirono altre incursioni nel 1552, nel 1553 e ancora nel 1560, convinsero la corona della necessità di gestire direttamente le difese della città mediante una sua radicale fortificazione. Nel 1567 la contea di Augusta venne definitivamente soppressa e reintegrata al regio demanio.
Rimandi bibliografici:
G. A. della Lengueglia, Ritratti della prosapia et heroi Moncadi nella Sicilia, vol. 1, Sacco, Valenza, 1657.
Villabianca, Della Sicilia nobile, vol. 1, Stamperia de’ Santi Apostoli, Palermo, 1754.
V. Amico, Dizionario Topografico della Sicilia, vol. 1, Di Marzo, Palermo, 1858.
F. San Martino de Spuches, Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia, dalla origine ai nostri giorni, Scuola tip. Boccone del povero, Palermo 1924-1941.